Riportiamo un accorato appello di sr. Marcella Catozza, missionaria francescana. Arrivata ad Haiti nel 2006 su richiesta del Vescovo della capitale Port au Prince si è interessata della situazione di una baraccopoli di diverse decine di migliaia di persone, Waf Jeremie, luogo dove nessun aiuto era mai giunto. Ma il paese di 11 milioni di abitanti è diventato sempre più ingovernabile. I gruppi criminali di fatto controllano due terzi della capitale, insieme a strade e porti chiave. La violenza non risparmia operatori umanitari e giornalisti che non solo rischiano di trovarsi nel fuoco incrociato degli scontri tra bande e forze di polizia ma sono anche deliberatamente presi di mira da entrambi i gruppi.
A causa di questa situazione di violenza incontrollabile sr Marcella ha dovuto abbandonare Haiti, ma resta sempre in contatto con le persone che, insieme a lei, in questi anni hanno cercato di aiutare la popolazione, in particolare i bambini.

 La situazione continua a peggiorare ed il paese sembra essere caduto in un baratro senza ritorno. La guerra tra gruppi armati dilaga e piano piano avanza anche fuori Port au Prince: Les Cayes, Gonaive, Petit Guav, Jeremie… il popolo soffre, lo stato non c’è, la Chiesa ha paura. A Waf Jeremie è l’inferno: un inasprimento del conflitto tra il gruppo di Waf e quello di La Saline ha portato a molti morti e moltissimi feriti. Solo pochi giorni fa un violento attacco di La Saline alla popolazione di Waf a causa dell’assassinio da parte del gruppo di Waf di due capi di La Saline, ha portato a 40 morti: immagini raccapriccianti, uomini e donne decapitati, giovani cui sono stati tagliati i genitali, bambini caduti sotto i colpi dei proiettili vaganti.
Anche la Kay Pè Giuss non è stata risparmiata e per giorni i proiettili l’hanno colpita: la zona del parcheggio, della chiesa, del generatore, del serbatoio dell’acqua e della casa volontari sono state abbandonate perché crivellate da decine e decine di colpi caduti all’impazzata. Colpi non diretti a noi ma al gruppo armato che ha da anni ha la sua base proprio di fianco a noi.
I proiettili che cadono nella Kay Pè Giuss si conficcano nei tetti, nelle travi, nei muri ma nessuno colpisce i nostri bambini e i nostri educatori: la mano della Madonna li devia, li rallenta, li ferma.
Non possiamo non essere grati e certi che il Signore custodisce la Sua casa.
Continuiamo a pregare per tutti i nostri amici in Haiti perché il sole torni a splendere anche per loro.

Il capo banda ha dato ordine alla popolazione di Waf di non uscire di casa, ma tanti sono dovuti scappare lungo il mare per evitare di essere colpiti dalla pioggia di proiettili che distruggeva i tetti delle loro baracche. Ho detto ai nostri responsabili di aprire la chiesa e di accogliere la gente, ma dopo poco anche la Chiesa è stata colpita più volte e la gente ha dovuto rimettersi in strada avvicinandosi sempre più al mare con la speranza di mettersi in salvo.
Le scuole hanno chiuso e anche la nostra materna ha dovuto chiudere. Adesso ha timidamente riaperto ma sono pochi i bambini che arrivano: tutti hanno paura!
Diversi educatori, professori e personale ha lasciato il lavoro: non ce la fanno più a rischiare la vita ogni mattina. Qualcuno ha perso tutto ed è scappato al villaggio dai parenti, altri si rifugino nella zona alta della città lontano dai conflitti armati. L’obiettivo della giornata è sopravvivere!

Ma in tutto questo disastro, questa violenza, questa solitudine i nostri si svegliano ogni mattina con la voglia di andare avanti, di sperare e ce la mettono davvero tutta perché il male non trionfi alla Kay Pè Giuss. È commovente sapere che Jacquecy esce di casa al mattino che è ancora buio per passare da un’altra strada che gli permette di non attraversare direttamente la zona del conflitto ma che per arrivare a Waf deve immergersi fino alla coscia in un fiume di liquami e arrivare alla kay da dietro; o che Nikenson esce a piedi per procurare gas, acqua, pane e quando li trova si fa raggiungere da Mercidieu che in un momento di calma tenta l’uscita con il suo tap tap visto che i nostri ce li hanno portati via; o ancora che Elange festeggi i compleanni dei suoi bimbi disabili; o che Huberson, un nuovo professore abbia iniziato a mettere insieme i nostri ragazzi della settima salesiana per cercare di non far loro perdere l’anno scolastico: Giokenson, Shedlen, Shedlove, Dina, Jorimel.
Tutto brucia intorno a loro ma i nostri non vogliono sopravvivere, vogliono vivere e vogliono vivere costruendo. Per questo li ho spinti a preparare i documenti per chiedere il rinnovo del permesso di funzionamento: ci hanno lavorato, mi hanno mandato quanto fatto ho aggiunto quello che mancava e via… si aspetta un momento di tregua per tentare di consegnarli all’ufficio incaricato.
Il male non può vincere: la vita è più forte! E continuiamo a guardare avanti, non schiacciati dal peso della circostanza, della realtà presente. Per questo abbiamo riaccolto alla Kay Shedlen e Shedlove dopo che lo zio è scappato all’infuriare della battaglia e per scappare più veloce ha lasciato i ragazzi per strada. Shedlove mi ha telefonato in lacrime non sapevano dove andare ma sanno che alla kay hanno sempre una casa. Cosi ho chiesto loro di nascondersi al riparo dietro una cisterna di acqua vicino casa loro e di restare li senza farsi vedere finché qualcuno non fosse andato a prenderli. Allertata la kay Nikenson è riuscito a raggiungerli il giorno dopo e a portarli in salvo. Ora sono alla Kay contenti ma ci stiamo muovendo con l’ambasciata d’Italia a Santo Domingo per portarli in Italia accolti per motivo di studio da una famiglia visto che a settembre hanno compiuto 15 anni e la legge lo permette. Se riusciamo ad aprire la strada la apriremo per tanti altri se avremo le famiglie disponibili ad accoglierli: sono certa che non vi tirerete indietro!

E allora cari amici, non perdiamo tempo a lamentarci delle situazioni pesanti che colpiscono la nostra vita, alziamo lo sguardo, guardiamo alla nostra gente e impariamo a non essere travolti dalle circostanze ma a viverle fino in fondo con la certezza che oltre le nubi, il sole splende sempre!

Suor Marcella Catozza