Anche il nostro Sos Missionario si è posta la domanda su come assicurare un futuro ai propri progetti essendo costituito da volontari di vecchia data e avendo finora ottenuto scarsi risultati nel ricambio generazionale pur impegnandosi in attività di sensibilizzazione rivolta a giovani. Questa difficoltà è comune e molto diffusa nel Terzo Settore, si parla di “volontariato fluido”delle nuove generazioni alla ricerca di esperienze soggettive temporalmente limitate, come campi di lavoro internazionali, aiuti umanitari urgenti, ecc…
Le associazioni classiche strutturate fanno fatica ad accogliere la flessibilità dei più giovani così diventa fondamentale “supportare le associazioni giovanili dove ci sono le energie(Stefano Zucchi, presidente Caritas di Biella). Ecco perché è interessante volgere lo sguardo ai numerosi gruppi giovanili che stanno sorgendo nel nostro entroterra collinare e montano animati dallo slancio di volersi radicare nei propri territori.
Nell’estate del 2018 con una lettera rivolta ai suoi giovani amici di realtà locali come la parrocchia e la banda, l’attuale Presidente degli Straripani, Remigio Giannetti, si fa portavoce di un’idea da condividere e realizzare ognuno con le proprie competenze: ”straripare dai fiumi della sicurezza e del solito per andare oltre ad alimentare nuovi terreni”. Nel 2020 il 21 gennaio nasce ufficialmente quest’associazione giovanile con sede a Ripatransone.

Così ci parla Remigio degli Straripani:”Il nostro obiettivo di fondo è rigenerare il territorio dal punto di vista giovanile e quindi andare a colmare quel vuoto accumulato negli anni di mancanza di idee e di connessioni per i ragazzi che decidono comunque di rimanere qui nei nostri borghi collinari e montani dell’entroterra e avere un’opportunità sia nel tempo libero ma anche a livello culturale e di lavoro.
Questo è stato l’obiettivo che ci ha mosso ancor prima della costituzione del gruppo poi l’ideazione dell’intero progetto ha occupato circa un anno. Nostro scopo principale è andare a riscoprire dei “tesori” del territorio da vari punti di vista. Nei riguardi delle associazioni ci siamo posti con l’etica di interagire ricordando che esse, prima di noi, sono state la storia di questa cittadina e in questo rapportarci  la nostra consapevolezza è che certamente portiamo freschezza ma dobbiamo conoscere ed entrare in diretto contatto con chi rappresenta il terzo settore.
 Il nostro metodo è la convivenza, non  facile perché si muove in una complessità che però nello stesso tempo regala delle preziose collaborazioni e relazioni di amicizia. Questo è il nostro saperci muovere. Noi del gruppo siamo una generazione che sta nel mezzo, veniamo dall’associazionismo ma siamo stati ostacolati dalle associazioni ovvero non sono state in grado di accogliere o ascoltare le urgenze dei giovani. L’associazionismo classico penso che tenda ad avere iscritti e partecipanti (che poteva andar bene per un certo periodo storico).

Oggi chi è più giovane è costretto ad una partecipazione poco continuativa per motivi di lavoro e di studio. Bisogna avere rispetto delle vite private altrimenti si rischia di calpestare e perdere le persone. La proposta di volontariato deve perciò tener conto della disponibilità individuale, non deve per forza sacrificare totalmente la vita dei soci, lo diciamo perché anche noi veniamo da quell’associazionismo classico che va fuori dalle capacità e dalle possibilità individuali e tende un po’ad estraniare i partecipanti e a stancare. Il criterio invece deve essere la disponibilità che ciascuno può offrire all’associazione. Nei momenti di maggior impegno però è anche vero che bisogna esserci responsabilmente.
Due momenti caratterizzano la nostra vita associativa: l’intrattenimento che si concretizza negli eventi musicali, artistici, teatrali e poi tutto quello che si svolge all’interno della sede, uno spazio donatoci dal comune che è una sala-studio per i soci e non. Abbiamo avviato dei processi di cittadinanza attiva perché siamo un’associazione che vive nel territorio, abbiamo una responsabilità che parte in primis da questo luogo, delle stanze donateci dal Comune e un giardino adiacente che con un bando dell’Anci abbiamo ripulito e reso agibile.
Abbiamo anche svolto piccole attività di raccolta rifiuti fra cui l’iniziativa più recente in questo senso è quella di “un’installazione artistica” per stimolare con piccoli gesti la speranza di una migliore vivibilità all’interno di un mondo individualista.

Penso che per passare dall’impegno locale a quello più ampio globale, occorra far incontrare il mondo del volontariato con l’associazionismo giovanile, due pianeti questi che fanno parte dello stesso universo, ma che si occupano magari di temi differenti. Se si trovano momenti per iniziare un dialogo che non deve avere un obiettivo all’inizio ma va costruito nel mentre, si rende la cosa interessante perché andare con un’idea precisa da proporre non si costruisce. Insieme si dialoga rispettando un consenso comune che può crescere rispettando la disponibilità del singolo che va sempre valorizzato.
Con il CVM  (Comunità Volontari per il Mondo) per esempio si è cercato di dialogare e non colonizzare. Ovvero gli Straripani hanno inserito in una cena sociale già programmata una finalità del CVM riguardante progetti di aiuto allo sviluppo. “Troviamoci“ potrebbe essere lo slogan per mettere in comune le proprie competenze, il proprio tempo, i propri interessi. È bellissimo scoprire che tanti piccoli comuni dell’entroterra piceno hanno un’associazione giovanile che ha stabilito un rapporto con il proprio luogo di appartenenza. E fra questi gruppi c’è comunicazione, interazione, costruzione, appoggio.”

Raccogliamo perciò le parole degli Straripani come stimolo per riprogettare rapporti all’interno delle realtà giovanili condividendo percorsi di sviluppo umano nel pianeta.

Paola Gogna