Il 21 febbraio è stato approvato in Senato il Disegno di legge di iniziativa governativa che modifica pesantemente la legge sull’export di materiali d’armamento (Legge 185/90). Una modifica che, se diventerà legge, renderà meno incisivi i meccanismi di controllo ed eliminerà gli strumenti di trasparenza. Preoccupanti le conseguenze sulla pace, la sicurezza comune e il rispetto dei diritti umani con la vendita di armi italiane all’estero con deboli strumenti di controllo.
La Rete Pace Disarmo e tutte le associazioni pacifiste ribadiscono con forza la propria preoccupazione e contrarietà rispetto alla strada intrapresa dalla maggioranza di Governo, che si è messa a servizio degli interessi dell’industria militare trascurando di considerare le conseguenze e gli impatti negativi delle armi, come invece evidenziano chiaramente le norme internazionali sul tema cui anche il nostro Paese aderisce. Non è vero che c’è un problema di eccessivi controlli sull’esportazione delle armi e non è vero che questa modifica della Legge185/90 favorirà una maggiore sicurezza per l’Italia in un momento di crisi internazionale. Al contrario facilitare la vendita all’estero di armi che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo aumenterà l’insicurezza globale, e quindi anche quella di tutti noi, solo per garantire un facile profitto di pochi”.
Anche nel corso del dibattito in Aula, dopo quanto successo in Commissione Esteri e Difesa, il Governo e la sua maggioranza non hanno voluto dare ascolto a nessun tentativo di attenuazione dei problemi che questo testo comporterà: ringraziamo comunque i parlamentari di opposizione che (anche riprendendo nostre proposte) hanno cercato di riproporre emendamenti che avrebbero migliorato il DDL impedendo le modifiche più problematiche e anche la Relatrice di maggioranza in Commissione che aveva presentato proposte in tal senso, tutte scartate.
La Rete Pace Disarmo aveva invece chiesto con forza l’inserimento nel testo del DDL di modifica di un riferimento esplicito al Trattato sul commercio di armamenti ATT (i cui criteri sono prevalenti in quanto norma internazionale). Nonché il bilanciamento esplicito tra la responsabilità politica di decisioni quadro concernenti l’export di armi, con la capacità degli uffici preposti, in particolare al MAECI, di poter verificare l’allineamento delle licenze all’export con i criteri e i principi previsti dalla legge. Non è chiaro invece, con il testo che è stato votato e ora attende il passaggio alla Camera, chi si potrà prendere la responsabilità di intervenire immediatamente per fermare vendite di armi in caso di conflitto o violazione di diritti umani. Decisioni che devono essere assunte con rapidità in base al contesto internazionale e che non possono derivare solo da considerazioni genericamente “politiche”.
La chiusura di Governo e maggioranza ad ogni confronto e la natura di favore all’industria di questo provvedimento sono poi ampiamente dimostrati dall’eliminazione dell’Ufficio di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio che aveva compiti di promuovere progetti di riconversione dell’industria bellica (obiettivo che rimane nella Legge ma che non ha più nessun organo ad attuarlo), dalla cancellazione del riferimento ad ONG e organizzazioni della società civile come fonti di riferimento per valutare le violazioni dei diritti umani e dall’integrale eliminazione della Relazione annuale al Parlamento sulle interazioni tra banche e aziende a produzione militare.
La Rete Italiana Pace Disarmo ha perciò deciso, in conseguenza di questo grave voto avvenuto al Senato, di lanciare una serie di iniziative di protesta e pressione sul Parlamento, a partire da una petizione online per arrivare a mobilitazioni territoriali e sollecitazioni tramite gli enti locali. L’obiettivo è quello di scongiurare la modifica peggiorativa della Legge 185/90 che, pur non da presupposti totalmente pacifisti e di disarmo, ha garantito negli ultimi decenni quantomeno controllo e trasparenza importanti su un settore di solito molto opaco come quello della vendita degli armamenti. Rendendo evidente che il profitto di chi fa affari con strumenti di morte non può essere messo sopra la vita, i diritti umani, la sicurezza di tutti. La nostra pressione si rivolgerà anche ai Deputati affinché possano intervenire in senso migliorativo (e per scongiurare i passaggi più gravi del DDL) durante il dibattito che si terrà nelle prossime settimane alla Camera.
Fonte Rete Pace e Disarmo