La pandemia di Covid-19 sta avendo una grandissima diffusione nel territorio della Repubblica dell’Iran, nel quale sono state documentati [al 30/3/2020) 41.495 casi di contagio e 2.757 morti – con la possibilità che le cifre reali siano anche superiori.

Il contrasto alla diffusione della malattia e la cura dei malati sono fortemente limitati dai vincoli finanziari e commerciali imposti al paese da sanzioni economiche. Per conseguenza il bilancio delle vittime potrebbe salire vertiginosamente ben al di sopra delle pur gravissime previsioni. Ciò nonostante le sanzioni sono state addirittura ulteriormente rafforzate dopo l’apparizione della pandemia.

La popolazione iraniana è colpita da tempo da sanzioni economiche unilaterali che ne minano la possibilità di sviluppo economico e sociale. Le sanzioni colpiscono milioni di persone che hanno il torto di essere nate in quel paese, favoriscono la povertà, limitano la possibilità della nascita di una dialettica politica democratica.

Queste sanzioni, dopo la firma dell’Accordo sul nucleare e la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2231 del 2015, sono prive di basi di giuridiche internazionali e sono state giudicate illegali dalla Corte di Giustizia Internazionale.

Poiché le sanzioni impediscono le transazioni finanziarie e i trasporti internazionali, il commercio di medicinali e attrezzature mediche, è fortemente limitato. Un rapporto di Human Rights Watch già nel 2019 aveva documentato che le sanzioni hanno “drasticamente limitato la capacità del paese di finanziare le importazioni umanitarie, comprese le medicine”.

Come conseguenza delle sanzioni diverse compagnie che forniscono le attrezzature mediche necessarie per combattere il coronavirus hanno difficoltà a spedire in Iran perché le loro banche si rifiutano di gestire le transazioni per timore di ritorsioni. La richiesta della Repubblica dell’Iran al Fondo Monetario Internazionale di accedere ad un prestito di emergenza di 5 miliardi di dollari per l’acquisto di beni essenziali alla lotta alla pandemia rischia di essere rigettata a causa delle sanzioni.

Nella drammatica situazione in cui si trova il paese il mantenimento delle sanzioni corrisponde quindi alla condanna a morte per migliaia di persone.

Nessun popolo dovrebbe essere colpito da sanzioni economiche che generino emergenze umanitarie e che ne limitino lo sviluppo economico e sociale, qualunque sia il suo governo pro tempore e qualunque sia il giudizio che altri governi ne danno. A maggior ragione nessuna persona dovrebbe veder limitata la possibilità di evitare il contagio, o la morte per il Covid-19, per il fatto di essere nata in Iran.

Per questo ci uniamo all’appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la sospensione di tutte la sanzioni economiche e chiediamo all’Unione Europea, al Governo italiano affinché prendano iniziative per ottenere con urgenza la revoca, o almeno la sospensione sino alla fine della pandemia e della successiva ripresa economica, delle sanzioni unilaterali imposte dal governo degli Stati Uniti d’America nei confronti della Repubblica dell’Iran.

Le adesioni, possibilmente entro giovedì mattina, possono essere inviate a comunicazione@unponteper.it