C’è una lettera sulla scrivania del ministro Speranza dal 4 febbraio scorso che, ad oggi, attende ancora una risposta, mentre gran parte dei cittadini italiani cercano affannosamente di rientrare in una “categoria” per vaccinarsi. È stata firmata dal TIS (Tavolo Immigrazione Salute): sono 10 diverse organizzazioni fondatrici (ASGI, Emergency, Centro Astalli, Intersos, Medici contro la Tortura, Médecins du Monde, MEDU, Medici Senza Frontiere, SIMM e Caritas Italiana) che vogliono rappresentare cinquecentomila italiani e stranieri  in condizioni di vulnerabilità, fragilità sociale ed irregolarità come i senza fissa dimora, i minori non accompagnati, le persone senza documenti, gli immigrati temporaneamente senza permesso di soggiorno, i richiedenti asilo che ancora non hanno potuto accedere al servizio pubblico, gli apolidi, i soggetti socialmente fragili che vivono in insediamenti informali, rom o comunque chi non ha il medico di base ed ha difficoltà di accesso al SSN. Chiedono di agevolare la vaccinazione di chi si trova in territorio nazionale senza documenti (quali tessera sanitaria, carta d’identità o codice fiscale). “È necessario adottare delle misure per raggiungere tutti, a garanzia di tutti”. Sebbene in Italia a tutti i cittadini stranieri è consentito usufruire dei servizi di emergenza e di alcuni ambulatori, l’accesso a servizi aggiuntivi, compresa l’assegnazione a un medico di base può avvenire solo in presenza di uno status documentato.
Cosa suggerisce la legislazione?  Il decreto legislativo 286 del 25 luglio 1998, all’articolo 35, comma 3, recita che “ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno sono garantite le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva”. L’AIFA alla faq n. 14 specifica che “per effettuare la vaccinazione alle persone (italiane e straniere) in condizioni di fragilità sociale sulla base anche di quanto sancito dall’articolo 32 della Costituzione, può essere accettato un qualsiasi documento (non necessariamente in corso di validità) che riporti l’identità della persona da vaccinare e/o Tessera sanitaria – Tessera TEAM (Tessera Europea Assistenza Malattia) – Codice STP (Straniero Temporaneamente Presente) – Codice ENI (Europeo Non Iscritto). In mancanza di un qualsiasi documento verranno registrati i dati anagrafici dichiarati dalla persona e l’indicazione di una eventuale ente/struttura/associazione di riferimento“. Ma l’attuale impostazione di prenotazione del vaccino tramite piattaforma nazionale/regionale, costituisce un ostacolo. Come anche bisogna tener conto di ulteriori barriere (linguistiche, amministrative, legali, culturali e sociali) che possono ostacolare il rapido accesso ai servizi sanitari di queste persone “invisibili”.
Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha evidenziato che il 25% degli immigrati intervistati, pur avendo sintomi suggestivi o comunque un sospetto di infezione virale, non aveva cercato assistenza sanitaria per evitare provvedimenti di espulsione. La paura e la diffidenza nei confronti del SSN è anche quella di uscire allo scoperto per timore di perdere lavori anche precari, per paura di  isolamento/quarantena. Va anche considerato che questi gruppi di popolazione più svantaggiati potrebbero essere a maggior rischio di morbosità e mortalità per infezione da SARS-CoV-2 a causa delle condizioni di vita precaria. Già ad ottobre 2020, l’ECDC (Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) aveva sottolineato l’importanza di includere migranti, rifugiati e senza dimora tra i gruppi target beneficiari dei vaccini mediata da enti locali e/o da organizzazioni dell’associazionismo e del terzo settore. In attesa di risposta del governo, confidiamo nell’importante processo partecipato che ha portato il T.I.S. ad elaborare una carta d’intenti già dalla fine del 2018 dopo i Decreti Sicurezza con iniziative di advocacy tese a dialogare con le istituzioni per evitare la “solitudine” di chi chiede rispetto dei diritti.