Il giorno 8 febbraio la liturgia fa memoria di Giuseppina Bakhita, la ragazza sudanese che da bambina visse la tragica esperienza di essere vittima della tratta di esseri umani. Per questo motivo è stata scelta questa data per la giornata mondiale di preghiera e riflessione sulla tratta delle persone.

La tratta degli esseri umani è un fenomeno tristemente noto nella storia dell’umanità, secondo modalità e contesti diversi, che si è drammaticamente riproposto in Europa soprattutto a seguito dei massicci fenomeni migratori da Est a Ovest e da Sud a Nord.

Nel mondo sono oltre 40 milioni le vittime di tratta. Tra queste, il 72% sono donne, mentre il 23% sono minori. Fra le principali finalità della tratta vi sono lo sfruttamento sessuale (quasi 60%) e il lavoro forzato (34%).

In questi ultimi anni il fenomeno della tratta è cambiato anche in Italia, specialmente per quanto riguarda la prostituzione coatta. Sono diminuite infatti le donne nigeriane – i cui sbarchi sono calati drasticamente, ma il cui sfruttamento è diventato ancora più brutale in Libia – e sono aumentare le donne di altre nazionalità così come le persone transessuali. Il fenomeno, inoltre – anche a causa del Coronavirus – si è ulteriormente spostato dalla strada all’indoor (e all’online), rendendo le vittime ancora più invisibili, inavvicinabili e vulnerabili.

Il tema di questa giornata di preghiera, istituita da Papa Francesco nel 2015, è: “La forza della cura – donne, economia e tratta di persone”, e si pone in continuità con quello dell’anno precedente, quando si invitava alla riflessione sulla connessione tra economia e tratta di persone. Quest’anno si pone in particolare l’attenzione sulle donne, perché sono loro ad essere maggiormente colpite dalla violenza della tratta.