Sono a Lourdes, in uno dei primi pellegrinaggi di una certa consistenza (siamo in 1400 italiani dell’Unitalsi), dopo due anni di vuoto quasi assoluto a causa della pandemia. Mi passano accanto pellegrini, malati in carrozzina, medici e volontari, preti e suore. Respiro finalmente l’atmosfera di Lourdes, quella che preferisco, quella del santuario che amo come fosse casa mia. E questo respiro ha il sapore della universalità e della cattolicità, un sapore che mi affascina ancora dopo tanti anni.
Nella Grotta delle apparizioni, questa mattina prestissimo, la messa era in lingua croata per un gruppo di pellegrini di quella nazione. Più tardi sono passati alcuni Polacchi con la loro bandiera sventolante. Mentre andavo poi alla messa internazionale di ogni mercoledì mattina ho sentito il vociare allegro di un gruppo di Spagnoli e ho incrociato un gruppo ordinato di sud Coreani. Tra la cinquantina di preti con cui ho celebrato vi erano olandesi, statunitensi, francesi e irlandesi, tutti con le loro mascherine. I volti erano semicoperti, ma sorridevano gli occhi. E prima mi sono confessato con un simpatico prete che veniva dal Messico. Ieri sera poi, nella recita del Rosario davanti alla basilica, ho contato 9 lingue con cui sono state recitate le Ave Maria.
Ed io, giunto a Lourdes dal mio piccolo paese del Piceno, mi sento immerso nella “cattolicità” della Chiesa, una grande famiglia senza confini geografici e politici. Qui ho toccato per mano ancora una volta i frutti della predicazione del Vangelo “fino ai confini della terra”. Qui ho recitato lo stesso Padre nostro e lo stesso Credo insieme a parecchie centinaia di persone sconosciute, di razze diverse, di colori diversi, di lingue diverse, ma tutti accomunati nella stessa fede e uniti nella stessa fraternità.
Sì, a Lourdes, proprio nell’imminenza del mese di ottobre, tradizionalmente mese missionario, mi è apparsa l’unica Chiesa fatta di popoli e ho pensato con commosso ringraziamento a tutti i missionari e le missionarie che, come gli Apostoli, si sono buttati nell’avventura della evangelizzazione, per realizzare questo grande prodigio della casa comune.

Don Vincenzo Catani