Oujda è la capitale della regione orientale del Marocco, vicino al confine con l’Algeria (confine chiuso da anni) e molto vicino al Mediterraneo. Con oltre 600.000 abitanti, è la porta di accesso per moltissime persone che arrivano in Marocco, dopo un lungo viaggio iniziato in vari paesi subsaharianí e attraverso il deserto. Questo viaggio dura, nel migliore dei casi, qualche mese, ma spesso perdura diversi anni, tutti pieni di disagi: abbandono in mezzo al deserto da parte degli “organizzatori” del viaggio, furto di cose e denaro, percosse fisiche, stupro… e persino vendita di persone (anche solo per 100 euro). Chi arriva a Oujda, di solito, si trova in condizioni deplorevoli, sia fisicamente che psicologicamente.
La parrocchia di Oujda apre le sue porte per accogliere temporaneamente chi arriva e ha bisogno di riposo, cibo e cure mediche. Alcuni restano pochi giorni, altri diversi mesi, a seconda della loro condizione di salute.
Ai minori non accompagnati viene offerta la possibilità di soggiorno, per iniziare una qualifica professionale o un servizio di alfabetizzazione e di sostegno scolastico.
L’INTERVENTO DELL’A.M.O. (Accueil Migrants Oujda)- L’intervento risponde alla crisi migratoria al confine meridionale dell’Europa e si propone come obiettivo di garantire l’accoglienza e un’assistenza completa (sociale, psico-sociale e sanitaria) ai migranti in situazione di vulnerabilità, con una protezione speciale per donne e minori (titolari di diritti). Per raggiungere questo obiettivo, viene proposta una strategia che mira, da un lato, a fornire uno spazio di residenza sicuro ai migranti più indifesi, coprendo i loro bisogni di base e le misure di prevenzione del COVID -19 (Accoglienza di urgenza), e dall’altro, a garantire l’accesso alle cure mediche da parte delle strutture sanitarie locali, (Attenzione Sanitaria), assicurando un supporto sociale e psico-sociale nei processi di rientro volontario nel Paese di origine.
All’accoglienza di emergenza e all’assistenza sanitaria si aggiunge la Formazione professionale dei giovani, che decidono di rimanere a lungo in Marocco, per prepararsi professionalmente, sia in vista di proseguire il loro viaggio in Europa, che per un eventuale ritorno nel loro Paese.
LA STORIA DEL PROGETTO
La parrocchia di Oujda ha accolto i migranti da quando l’Europa ha chiuso loro i suoi confini. In questi ultimi tre anni, con l’arrivo di P. Antoine Exelmans (insignito dal “Premio per la Pace della città di Aquisgrana”) il servizio si è ampliato per quantità e qualità dei servizi offerti. Nel corso del 2020, la pandemia e la reclusione hanno fatto sì che, per mesi, più di 150 persone vivessero nella parrocchia (alloggio, vestiario, cibo, medicine …). I mezzi di sussistenza all’esterno (accattonaggio e piccoli lavori) sono completamente scomparsi. In questi anni sono arrivati finanziamenti da varie Caritas europee, oltre che da un’associazione marocchina e da donazioni personali degli amici di padre Antoine (che, tra l’altro, è stato nominato Vicario Generale della diocesi, con l’arrivo del nuovo vescovo).
LE DIFFICOLTÀ DELL’ANNO 2021
Nel 2021 si sono conclusi i progetti di finanziamenti concordati con le Caritas di diversi Paesi e non è stato possibile continuarli. Tuttavia, la gente continua a recarsi in parrocchia ogni giorno, i giovani con una formazione iniziata devono continuarla e gli ammalati devono continuare le cure. Il costo di un anno intero, sommando i tre principali servizi (Accoglienza, Salute e Formazione) è stato di circa 97.000 euro nel 2019, e nel 2020 ha superato di gran lunga tale cifra.
Il budget stimato per il 2021 è di 150.000 euro per le seguenti attività:
- accoglienza di circa 600 migranti stimati;
- assistenza sanitaria (visite, analisi, operazioni, ricoveri, cure mediche, convalescenza in parrocchia) per una media di 120 pazienti;
- offrire formazione (e mantenimento) a 40 giovani.
FINANZIAMENTO
E’ stato presentato un progetto al Comune di Barcellona (nessuna risposta fino ad oggi) attraverso la Delegazione diocesana delle Migrazioni – Sezione di Nador (città vicino a Oujda) e ci sono alcuni aiuti privati ma, il grosso del finanziamento è purtroppo rimasto in sospeso. Per questo il Cardinale di Rabat, Mons. Lopez Romero, ha inviato una richiesta urgente di aiuto agli amici italiani e ad alcune diocesi, che già conoscono questa realtà. “Non oso quantificare la richiesta” scrive “Qualsiasi aiuto è ben accetto, consapevoli che i bisogni sono grandi ovunque e che le possibilità stanno diminuendo in questi tempi di crisi. Certamente, daremo conto di quanto fatto, con un rendiconto finanziario e di attività nei primi mesi del 2022”. Già da ora un grazie di cuore. Che il Signore Risorto ci riconosca come suoi veri discepoli, “fratelli tutti”!
Per contribuire al finanziamento del progetto, la causale è “PARROCCHIAS OUJDA”